Notizie e Info

Maurizio Virdis è nato a Roma il 6 febbraio 1949. Da sempre vive a Cagliari dove si è laureato in Lettere nel 1972.

È professore ordinario per il settore scientifico disciplinare L-FIL-LET/09 Filologia e Linguistica romanza. Insegna Linguistica sarda e Filologia romanza presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Cagliari.

Afferisce al Corso di laurea in Lettere (Corsi di laurea L-10 e LM-14 & 15)

Afferisce al Dipartimento di Filologie e Letterature moderne dell’Università degli Studi di Cagliari di cui è attualmente direttore per il triennio 2009-2010/2011-2012.

È membro del direttivo del Centro di Studi Filologici sardi.

Principali avori scientifici:

- Alcune tracce per la delineazione della poetica di Antioco Casula (Montanaru), «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari», N.S. I (XXXVIII) (1976-77), pp. 343-356;

- Fonetica del dialetto sardo campidanese, Cagliari, Edizioni della Torre,1978;

- Intreccio, strutture, narrazione e discorso nel romanzo: il caso di Chrétien de Troyes (Analisi dell'Erec et Enide e dell'Yvain), Cagliari, Pubblicazioni dell’Istituto di Filologia moderna dell’Università degli Studi di Cagliari, 1980;



 Note sul gerundio nelle lingue neolatine, «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari», N.S. IV (XLI) (1983), pp. 149-173;

- L'immagine della castrazione: un tema ricorrente nella letteratura francese del medioevo, Cagliari, 1983;

- Appunti per una sintassi del Sardo, «Biblioteca francescana sarda», I,2 (1987), pp. 409-440;

- Perceval: per un’e(ste)tica del poetico. Fra immaginario, strutture linguistiche e azioni, Oristano, S’Alvure, 1988;



- Sardisch: Areallinguistik (aree linguistiche), in Lexikon der Romanistischen Linguistik, Herausgegeben von G. Holtus, M. Metzeltin, Ch. Schmitt, Tübingen, Niemeyer, 1988, vol. IV, pp. 897-913;


- Note di sintassi sarda medievale, in Studia ex hilaritate. Mélanges de linguistique et d'onomastique sardes et romanes offerts à Monsieurr Heinz Jürgen Wolf, publié par D. Kremer et A. Monjour dans les «Travaux de Linguistique et de Philologie» XXXIII-XXXIV, Strasbourg - Nancy, Klincksieck, 1995-1996, pp. 507-526;


– Prefazione e cura del volume Su birde sas erbas. Poesie bilingui. di Antonio Mura, Nuoro, Ilisso, 1998.

– Edizione critica (definizione del testo, apparato critico e nota al testo) di Anna Maria Falchi Massidda, Glossas, a cura di Giovanna Cerina, Cagliari, CUEC, 1999;



– Dalla leggenda di S. Eustachio al Guillaume d'Angleterre. In Medioevo romanzo e orientale. Il viaggio dei testi (Atti del III Colloquio Internazionale “Medioevo romanzo e orientale”, Venezia, 10-14 ottobre 1996), Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 1999, pp. 431-447.


 Plasticità della frase sarda (e la posizione del soggetto), «Revista de Filología Románica», XVII (2000), pp. 31-46.

– Gloser la lettre. Marie de France Renaut de Beaujeu Jean Renart, Roma, Bulzoni, 2001, pp. 219.

– La sintassi nelle Carte volgari cagliaritane, in La civiltà giudicale, a cura dell’Associazione “Condaghe di San Pietro in Silki”, Sassari, Associazione “Condaghe di San Pietro in Silki”, 2002, 381-390.

– Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado a cura di Maurizio Virdis, Cagliari, Centro di Studi Filologici sardi - CUEC, 2002.

– Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado (con traduzione italiana a fronte, Prefazione, Nota al testo, testo critico, note e Glossario) a cura di Maurizio Virdis, Nuoro, ILISSO, 2003.



– Per l’edizione dell’Atre Périlleux, in «La parola del testo», XI (2005), pp. 247-283.

– Percorsi e metodi del tardo romanzo cortese, in «Critica del testo», VIII (2005), pp. 629-642.

– Gerolamo Araolla, Rimas diversas spirituales, a cura di Maurizio Virdis, Cagliari, Centro di Studi Filologici sardi - CUEC, 2006.



– L’ombra della scrittura, il pozzo della verità. Riflessioni sul Lai de l’ombre di Jean Renart, in «La parola del testo», 2009 (in stampa).

– L’arte poetica e narrativa di Benvenuto Lobina, in «Portales», 10 (2009), pp. 107-117.

– Prefazione a Idee di Letteratura a cura di Duilio Caocci e Marina Guglielmi, Roma Armando, 2010.
Idee di Letteratura. Medioevo e dintorni, in Idee di Letteratura a cura di Duilio Caocci e Marina Guglielmi, Roma Armando, 2010.pp. 56-69. 



Nell’attività extra-accademica Maurizio Virdis si appassiona e si dedica ai problemi attuali della lingua sarda e ai suoi travagli, interni ed esterni, nella prospettiva della dignità e dell’affermazione di essa.


Non disdegna scrivere versi in metro più o meno regolare: 




L’ultima menzogna
everyman(Everyman)
Certo va pure trovato quel fine,
lo dicono, e magari ci s’illude
che ce lo porti in mano la corrente
della vita, ed in vero la natura
dovrebbe riportarci al suo richiamo:
ma il fatto è pure che la vita sogna.
Va fatto tutto quello che bisogna,
è  questo certo il punto alla fin fine.
Sì, ma è questione d’ordine, e il richiamo
è più d’uno, l’amore che m’illude
per esempio, ed il tempo a sua natura
si puntualizza in furia trascorrente.
Ora mi trovo qui con l’occorrente,
e pare che mi mettano alla gogna.
Com’è che penso – quasi si snatura –
ch’io tutto resti fermo, e tutto fine
fine si muova intorno a me, e m’illude
abbagliato alla luce d’un richiamo?
Come vedessi di sbieco nel richiamo
d’uno specchio il mio viso concorrente
che con faccia di suola disillude
a poco a poco pure la vergogna.
Ma è pure è giusto che vi metta fine.
Che vengo a dire? E dunque a mia natura
mi metto a raccontare la natura
di quello che è successo, e richiamo
una parola che mi paia fine
e sia bastante a imbrigliar la corrente
di tutto quanto questa storia agogna,
sospeso su di un filo in cui s’illude
tale peripezia: perché, chi illude
il bandolo, funzione, la natura:
che non si dica che solo una carogna
io sia? Ventriloquo frugo il richiamo
e l’istanza che dentro, ricorrente,
mi parla dalla soglia, sul confine
in cui è imminente il quid dell’amor fine,
aliena grazia che ordina e che illude,
come una scossa viva di corrente
elettrica, e riscuote la natura
d’un desiderio che mi fa richiamo
e dice «io (…?.)» nell’ultima menzogna.

*

Soror dulcissima, mente te diligo,
ablato corpore. Ignosce, deprecor,
mihi insaniam, pupilla oculi
qua ego video, venusta formula.
Secretum animae solvere cupio
tuae, pulcherrima: quod solvat somnia
cogitationibus iam vero sordidis,
fictionis nebulis dum mecum maneo.
Commotus corporis tui cupidine,
nudum cospiciens mirum mirabile
fictum quod teneo intus intrinsecus,
nudam te amavero, corde purissimo:
cum esses veritas nudata ad animum,
nolo te tangere, ne tuum mysterium
totum se dissipet in nihili vacuo,
nisi ab oculis tactum me sentiam
tuis, si subrideas, qui sunt caerulei:
tanta tua gratia.
Tua tanta gratia laudetur Dominus qui tecum maneat, in veri lumune:
Eius es speculum.
Differire
Declinando in visione mie parole
spirito chiedo all’ombra, se mai parla,
e traspongo il disegno dissoluto
che fingevo, così che qui mi resto
misurando, sul margine più esposto,
l’assillo scritto già impudentemente,
trascritto adesso in nuova ultima grazia
aspra, che mi costringe e pur mi sazia.
Vita del mio pensiero or si sospende
incautamente ai bordi della crepa,
ove l’anima incrini a me proibita,
da tua carne dischiusa: e vi dipani
l’allusione ove m’iteri l’epilogo
protratto.

*

Si fuit sa vida e no si frimmat ora,
e sa morti est in fattu a apprettu mannu
e ïs cosas passadas e ïs de occannu
mi fainti gherra commenti is benidoras,
e s’arregodu e iss’abettu m’accora’,
’moi innoi ’moi innìa, chi abberu, ita dannu,
si de mei no tenessi dolu mannu,
de custus pentzus mius gi’ia-d essi in fora
Mi torra’ innanti si gosu drucci mai
primau su coru at tentu, e pusti ingunis
biu naïghendi is bentus scimbullaus;
biu temporada in portu, cansada ormai
sa ghia ’e sa nai, truncà’ s’antenna e is funis
e is ogus bellus, chi mirau, studaus.
*
Babbu ’e su celu, appusti de is dis pérdias,
appusti ’e is nottis spéndias isvaliendi
cun su disìggiu alluttu intru arestendi,
mudau bièndimi in fattas po mei spérdias,
Tui cun su tinu tuu, si ’olis, m’appérdias
frimma sa vida abbia ’e mellus intendi,
goi chi ’e badas sa retza a isterri andendi
scorradu siat s’aremigu: e dhu imperdas.
Dexi annus sun colaus, sennori, arreu
incrubau sutta a unu giuali ’e fogu
chi a is prus detentus est beru chi prus bruxi’:
perdona s’arrebbatu indinnu meu;
torra is pentzus fadhendi a mellus logu:
ammentasidhi cumenti oi fiast in cruxi